Visto l’avvicinarsi delle vacanze, vi racconto il mio viaggio in Irlanda dello scorso anno, in attesa del report Scozia dove sarò a fine giugno.
Dublino è magica e l’Irlanda è talmente densa di storia, leggenda e magia che non può non rimanerti nel cuore. E poi il verde è più verde, l’azzurro più azzurro e il bianco accecante.
Gli irlandesi sono simpatici, alla fine di questa vacanza probabilmente avrò 5 kg in più da smaltire perché non credo che andando avanti a fish and chips e altra roba fritta potrò smaltire nemmeno camminando per km, non mi lamenterò più degli sbalzi climatici dell’Italia perché qui la temperatura varia da “giubbotto invernale” a “canotta da spiaggia” almeno 35 volte in una giornata. L’architettura merita, adoro il gotico quindi è come sfondare una porta aperta, la città e’ splendida, fiori e piante su ogni insegna, a fianco di ogni porta e su ogni finestra. Sono in una zona dove tutto è a portata di mano, il liffey coi suoi ponti offre tramonti bellissimi (anche se i gabbiani sono molto antipatici) e la sera temple bar si anima di musica e colori, un vero spettacolo.
Ho scoperto che apparte la birra è il whisky l’Irlanda e’ nota per la lana e potevo non comprarmi una bella fascetta per la mia sinusite?
Foto di Christchurch – Castle of Dublin – Temple bar – River Liffey
Day 2
Continua ad alternare pioggia e sole, la pioggia dura il tempo di tirare fuori l’ombrello, il sole quello di richiuderlo, non è’ possibile essere metereopatici in questa città! Con mio grande stupore non ho speso nulla per visitare né il National museum ne’ la National gallery che, tra parentesi, non espone acquerelli di “Gustavo il portinaio” ma Caravaggio, Picasso, Monet, ecc… (Ci sarebbe da imparare ma va beh…) Ho visto la Cattedrale di San Patrick e nei negozi un sacco di pecore, trifogli, simboli celtici, maglioni di lana, bracciali di cuoio vichinghi… Tanto ma tanto verde e tanto nero “Guinness”, ho mangiato carne irlandese e cozze gratinate. Ho ballato per strada in temple bar una sorta di ska celtico/irlandese, ho visto un altro tramonto fantastico e si’, Dublino e’ una città che colpisce, accoglie, coccola e riscalda… Anche se ci sono 10 gradi!
Ps. Per restare in tema oggi ho comprato una sciarpa che sarà la mia salvezza quest’inverno!
Fotografie del National Museum – National gallery – Scultura di Molly Malone – San Patrick Cathedral – Musicisti a temple bar – Liffey al tramonto
Day 3
Ci si arma di tanto coraggio, oggi non piove, ma i 14 gradi e l’aria di mare si sentono, vedo in giro gente in bermuda e maglietta e mi chiedo se arrivano direttamente dalla Groenlandia per non sentire il freddo… Nel dubbio, non essendo dotata di unguento di grasso di foca, mi stratifico per sopravvivere al tipico clima “estivo” irlandese. Prima tappa il Trinity college, bello, molto “gotic style”, del genere da film di vampiri per intenderci. La coda per vedere il famosissimo “book of kells” e’ meno di quello che mi aspettavo e merita l’attesa, e’ scritto in gaelico con capoversi e capolettera decorati con colori naturali che hanno retto più di quelli usati da Leonardo nell’ultima cena, dicono sia una specie di Bibbia, secondo me Galadriel lo leggeva ai suoi piccoli elfi come favola della buonanotte… La biblioteca e’ immensa e bellissima, merita la mia prima foto a 360 gradi.
Fine della parte culturale, un po’ di shopping e via verso la Guinness storehouse, 3 ore di tour, so tutto su di lei, ora, con i giusti strumenti e ingredienti potrei prepararmela anche a casa, una cosa è certa, il giapponese, già “essere vivente” un po’ molesto, dopo una pinta di Guinness diventa assolutamente insopportabile… Serata tranquilla, hamburger a cena e rientro in hotel (la stanchezza inizia a farsi sentire) Unico neo di questa città: dopo 3 giorni sono arrivata alla conclusione che Dublino in quanto a prezzi di ristoranti, pub e ogni altro posto dove si mangia, supera Milano il che è tutto dire… A domani, non sento più le gambe… Mi verranno muscoli da centometrista…
Fotografie: Trinity college – Library of Trinity college – Guinness storehouse – Gravity bar of Guinness storehouse
Day 4
Finalmente mi è chiaro il clima irlandese (vedi fotografia della maglietta), oggi colazione e poi tour in bus con un’autista che ci ha allietato con canzoni di Johnny Cash e humor che ricorda molto quello dei cugini inglesi… Primo step Kilmaihan goal, le prigioni…. Fa oggettivamente una certa impressione: celle nude e fredde, sbarre saldamente piantate nel cemento, croci nei cortili dove i condannati venivano fucilati, la perfetta meta per una giornata grigia e piovosa, mancava giusto un po’ di nebbiolina… Per gli appassionati del genere, e’ qui che hanno girato “In the name of father”.
Secondo step: O’Connel Street, la street principale di Dublino, per renderla immediatamente riconoscibile hanno pensato bene di piazzare “un ago” di ben 120 metri al centro del primo crocevia: “the spire”, dal primo giorno in effetti mi chiedevo cosa cavolo era quel punteruolo che si vede in tutte le cartoline dello skyline… Il resto in bus, giro panoramico completo di tutta la città, lo stadio, i quartieri residenziali, i principali ponti sul Liffey, ecc. Cena in un pub dove un personaggio talmente simile a Gandalf mi ha fatto pensare di aver sbagliato nazione, spezzatino di carne irlandese, carote e funghi brasati nella Guinness accompagnato da una specie di purea di patate. Ho scoperto il calcio gaelico, un incrocio di calcio, rugby, basket e quant’altro, se le danno di santa ragione ma è più divertente di quello classico.
Due passi a prendere qualche souvenir per il nipotino e la peste bionda, foto di rito almeno dell’insegna del Clarence Hotel (non che sperassi di trovarci Bono davanti a bere una birra) e ritorno. Ora veloce veloce a nanna che domani sveglia presto, si va a Giant’s Causeway ad inerpicarsi su un ponte di legno e corda…!
Fotografie: Kilmainham Gaol – Kilmainham Gaol – The Spire – Clarence hotel and other
Day 5
Giornata impegnativa, partiti da Dublino e arrivati in cima all’Irlanda del nord. (nella cartina, pallino rosso) Attraversando praticamente quasi tutto questo paese, mi sono resa conto che qui il verde e’ decisamente “più verde”, non so se sia perché ricopre praticamente il 90% dell’isola o perché non ci sono altri colori che “interferiscono”. Le case infatti, sono poche fuori città e tutte bianche col tetto marrone, se per caso e’ spuntato un capannone l’han dipinto di verde. L’azzurro del cielo (quando si ha la fortuna di vederlo) e’ decisamente più azzurro, il bianco delle nuvole, parecchio più bianco. Per farvi capire cosa intendo le foto che vedete in questo post non sono state minimamente ritoccate ne hanno alcun filtro, (alcune sono state solo tagliate) risoluzione ridotta a parte, questi sono i colori dell’Irlanda.
Insomma, ci son volute 6 ore di viaggio fra andata e ritorno, ma guardare fuori dal finestrino immergendoti in quel verde ha il potere di cancellare ogni pensiero…
Primo step: Giant’s Causeway, delle scogliere dove secondo la leggenda, una famiglia di giganti aveva iniziato a costruire un ponte verso la Scozia, il duro lavoro e’ restato incompiuto ma rimangono i gradoni posti con precisione da ingeneri. Se non sono stati dei giganti non so chi potrebbe averceli messi né come. Se escludiamo i 13 gradi, la pioggia, le onde e il vento artico fortissimo e’ un’esperienza da fare, non sono nemmeno scivolata anche se ci ho provato più volte…
Secondo step: il ponte di corda Carrick-a-rede, 20 metri da percorrere su una struttura resa parecchio instabile dal vento che si incanala tra i dirupi degli scogli a soli 30 metri di altezza sulle rocce… una bazzecola, basta farlo trattenendo il respiro, recitando un mantra e non guardando in basso… Lo spettacolo offerto però è ineguagliabile devo ammetterlo, anche se far inerpicare la peste bionda per questi chilometri e chilometri di avventura ha messo a dura prova i miei muscoli e anche i suoi ma del resto, l’ha scelto lei questo tour quindi zitta e camminare… C’è da dire che nessuna delle due ha lo spirito da “giovane marmotta”.
Ultimo step: la dark edges dove se ho capito bene hanno girato anche delle scene di “Games of thrones”, simpatici alberelli che secondo me al buio e verso novembre devono fare un certo effetto.
Rientro verso le 21, il sole doveva ancora tramontare, siam più vicini al polo del resto, fino alle 22 c’è luce, fish and chips take away mangiato in camera perché come ovunque il lunedì è quasi tutto chiuso e fine, alle valige ci penso domani!
Fotografie: Giant’s Causeway – Carrick-a-rede -The Dark edges – varie lungo il percorso
Last Day
Sveglia, colazione e faticosa preparazione della valigia. (ho dovuto sedermici sopra per chiuderla…) Ultimo giro per la città, il parco di Merrion Square con la statua di Oscar Wilde e una simpatica comitiva di “nonnini” italiani a cui abbiamo scattato foto ricordo e con cui si è condivisa per qualche minuto la consueta pioggia. Vagando un po’ senza meta precisa abbiamo trovato “Avoca” uno store di prodotti tipici made in Ireland, al mio diario mancavano immagini esplicative di possibili souvenir da portarsi in Italia se si decide di visitare l’isola verde pertanto oggi ve li ho fotografati.
Maggiori dettagli: l’Irlanda va fortissimo per l’handmade in lana (strano vero?), sciarpe, maglioni, cappelli, calze, pantaloni, giacche e quant’altro. Non mancano saponi e creme di bellezza rigorosamente al sale marino e olio di argan, vagoni di creme per le mani perché immagino che col freddo costante tendano a screpolarsi molto facilmente e lato alimentare fiumi di tisane di ogni genere e le più originali marmellate e chutney: limone e lime, fragola e champagne, mela e whisky, ecc.
Ritorno in hotel, ritiro delle valige e bus per l’aeroporto, corsa al gate e in volo verso Milano (Bergamo per l’esattezza).
È stato un viaggio bellissimo da ogni punto di vista: natura, cultura, arte, divertimento, spensieratezza, persone del luogo. Il clima… Beh… È quello che è ma sicuramente è un’isola che mi rimarrà nel cuore!
Un pensiero su “In giro per l’Irlanda tra leggenda e realtà”