Lo sapete, per me andare a Celle ligure è un po’ una penitenza…
I primi due weekend va tutto bene, la voglia di mare è tanta, la stanchezza prende il sopravvento e riesco a tollerare l’assoluta assenza di attività alternativa che sostituisca il fare la medusa spiaggiata o la nonnina all’ombra del pino marittimo che guarda i gabbiani in cielo.
Quando però si tratta di passare nel ridente paesello ben due settimane di fila, l’insofferenza si fa presto sentire e pertanto devo inventarmi qualcosa che metta in moto in primis i miei neuroni e in secondo luogo anche i miei muscoli, che male non fa.
La soluzione sono le gite e il trekking e per la gioia dei miei quadricipiti, dei miei dorsali e soprattutto della mia tachicardia, quest’anno ho trovato un percorso che ha veramente messo a dura prova l’illusoria convinzione che avevo a luglio di essere allenata.
Si chiama “il sentiero delle batterie”, parte da San Rocco (Camogli) e arriva alla baia di San Fruttuoso. Ma andiamo con ordine…
Innanzitutto specifico subito che si tratta di un percorso EE: ESCURSIONISTI ESPERTI e non prendete sotto gamba la sigla, racchiude un’assoluta e grandissima verità.
Partiti da Celle ci abbiamo messo quasi due ore ad arrivare a Camogli ma, crollo di ponti a parte, normalmente ci si metterebbe solo un’ora.
Arrivati alla stazione di Camogli è stato necessario cercare parcheggio e la liguria è piuttosto nota per l’assenza di parcheggi e il costo di quelli a pagamento (ben 30 euro per l’intera giornata…). Una volta parcheggiato, recuperato zaini, bastoncini, raccolto i capelli, comprato acqua e orientati, di fronte alla stazione abbiamo trovato un simpatico cartello che ci ha indicato di scendere una scalinata.
In fondo alle scale a sinistra lungo il viale, “tenere sempre la sinistra!” ci ha urlato una passante. Dopo circa 10 minuti di cammino sono iniziati gli scalini…. 900 scalini in salita, per l’esattezza, che ci hanno portato fino alla piazza della chiesetta di San Rocco.
Già da qui il panorama si è rilevato spettacolare ma eravamo solo all’inizio!

Un attimo di pianificazione e siamo ripartiti per quello che inizialmente sembrava un percorso abbastanza semplice, fino a che non siamo arrivati alle “batterie” di Punta Chiappa (vedi wikipedia) e siamo prima stati raggiunti da una ragazza francese che giungeva dall’altro lato in lacrime urlando “don’t go! don’t go!” per poi notare dei cartelli un filino intimidatori…
Ma noi, piccoli eroi, eravamo seriamente convinti che non potesse essere così terribile e che soprattutto, i pezzi “con catena” citati dal cartello e dalle guide lette prima di avventurarci, sarebbero stati comunque facilmente percorribili.
A onor del vero si parlava di 3/4 punti un po’ ostici che poi si sono rivelati essere quasi una decina…
Su alcuni di questi passaggi garantisco che avrebbe avuto qualche difficoltà anche l’uomo ragno tenuto conto che le catene sotto il sole cocente fin dal mattino, avevano raggiunto la stessa temperatura del manico di ferro di una pentola messa in forno…
A ripagarci delle mani ustionate, della lingua costantemente felpata per il razionamento dell’acqua e del caldo dato dai 34° della ovviamente splendida e caldissima giornata, è stato il panorama. Il sentiero infatti è tutto a picco sul mare e, credetemi, è una meraviglia, le foto non rendono sufficentemente l’idea!
Poi ho perso un po’ la cognizione del tempo, la piena funzionalità dei polmoni e credo di aver sofferto di scarsa ossigenazione al cervello perchè dell’ora successiva, ricordo solo che per salire fino alla cima mi sono fermata sotto ogni albero, cespuglio, nuvola, nel tentativo di riprendere fiato e più di una volta ho detto di lasciarmi morire lì che in fondo era un bel posto per terminare la propria esistenza… Ma erano chiaramente deliri da caldo…
La discesa è stata più semplice, ombreggiata, fresca e veloce e la baia di San Fruttuoso di cui non ho fotografie perchè priva della forza necessaria a tenere nuovamente in mano la reflex, è incantevole.
Nelle nostre intenzioni inziali si voleva tornare a Camogli seguendo l’altro percorso più semplice (“delle pietre piatte”) ma quando sei stanca e vedi un bel battello (9 euro…) che può riportarti in 15 minuti alla meta finale secondo voi ti rimetti in cammino?
Ovviamente no, ritorno in battello, arietta fresca e due litri di acqua!
Ora, considerato che sono sopravvissuta e che quindi potrebbe sopravvivere più o meno chiunque non passi la sua intera esistenza su una sedia o un divano e abbia un minimo di allenamento fisico (io le braccia ad esempio le alleno alzando i pacchi della spesa…), sconsiglio il percorso solo a chi ha oggettivi problemi di salute, soffre di vertigini o claustrofobia o è veramente un bradipo da salotto.
Consigli: evitate giornate troppo calde (meglio tarda primavera/ primo autunno), a San Rocco dotatevi di tanta ma tanta acqua perchè non vedrete più fontane, fonti, ruscelli e manco rugiada fino al bar della spiaggia di San Fruttuoso. Guantini per i passaggi con le catene e naturalmente scarpe da trekking e cappellino o bandana per il sole da bagnare spesso.
Ah…. Quando non siete impegnati a cercare di non cascare nel vuoto, godetevi il panorama!
Info utili sul percorso:
Percorso EE
Tempo di percorrrenza dicono 2 ore e trenta minuti ma devo ancora scoprire chi c’è riuscito… Io ce ne ho messe 4 abbondanti da San Rocco.
Lunghezza 6,5 km di cui 1200 m di salita e 1200 m di discesa.
Nota a margine: se volete vedere il real time, lo trovate nelle mie stories in evidenza “Liguria” su instagram (@volevofare)