Vengo in Liguria da quando ho 12 anni (anche prima seppure per brevi periodi) e di Celle Ligure conosco ogni angolo, ho persino dato un nome ai quadrelli di porfido più simpatici della passeggiata ma di questo ridente paesello e di come sia del tutto inospitale ne parlerò un’altra volta.
Queste settimane (ben due) di vacanza che riassumono perfettamente i primi 8 mesi di questo “meraviglioso” 2019 e che, per molte ragioni, mi porteranno fra pochi giorni a salire sul mio bel trenino regionale e tornare a Milano, hanno però riservato qualche interessante sorpresa.
Albisola (superiore e marina) è il paese subito dopo Celle Ligure, a ridosso della città di Savona. Onestamente non mi è mai venuto in mente di visitarlo, ci sono passata in macchina un numero incalcolabile di volte ma mi è sempre parso un po’ anonimo e sterile nonostante da almeno 30 anni mi riproponga di visitare il museo della ceramica per cui Albisola è nota.
[Giudicare sulla base della prima impressione è un grossissimo errore.]
Ieri sera siamo stati a cena nella cittadina della ceramica e finalmente ho avuto modo di fare due passi nei caruggi per ricredermi in merito a quella superficiale impressione che da anni mi porto dietro.
Albisola è un condensato di vita, ristoranti, locali, negozi, un mare che non ha nulla da invidiare a quello dei paesi vicini, spiagge attrezzate, scorci molto belli e una passeggiata degna di nota.
Abbiamo cenato all’Osteria l’anciua matta dove, neanche a dirlo, la specialità sono le acciughe e mi sforzerò di fare una recensione obbiettiva anche se uno dei piatti mancanti erano proprio le acciughe marinate… [Sarà colpa della luna piena, qualcuno sostiene, ma non sono un’esperta nel settore, che pescare questi guizzanti pesciolini con la luna piena sia un’impresa impossibile.]
Iniziamo col dire che eravamo in 18 e abbiamo ordinato almeno una decina di piatti diversi, questo ha generato un po’ di confusione e quella fastidiosa abitudine che molti ristoratori purtroppo ancora hanno, di servire il primo a due o tre persone e lasciare gli altri commensali a osservare con la bavetta alla bocca, i ravioli con ragù di pesce che io e Davide abbiamo gustato con leziosa lentezza.
Sorvolando sul disallineamento temporale delle portate e una mezza porzione di linguine allo scoglio che ha scatenato un fiume di incomprensioni: a metà serata ancora non si capiva cosa aveva mangiato il marito di Erika, avanzava un piatto di spaghetti alle vongole che nessuno aveva ordinato e le acciughe ripiene hanno tentato una clamorosa fuga in mare. Alla fine tutti hanno avuto le loro ordinazioni e ci è stato offerto anche il digestivo.
Mi permetto, da milanese pignola e cagac… di fare notare che forse era più indicato il limoncello essendo in liguria, il mirto è sardo e va bene che la sardegna non è distante però…
In ogni caso i piatti erano ottimi, il servizio alla fine si è rivelato anche divertente grazie a un cameriere che ha saputo sdrammatizzare con ironia la questione dei primi e delle acciughe mancanti e la spesa assolutamente adeguata (23 euro a testa: antipasto, primo e/o secondo, dolce, caffè) quindi se passate o siete ad Albisola ve lo consiglio.
Dopo cena la passeggiata digestiva non poteva mancare e sono rimasta piacevolmente stupita dalla evidente differenza con Celle Ligure sia in termini di “vitalità” sia in termini di bellezza della cittadina.
Fotograficamente parlando si presta particolarmente alla cattura di immagini particolarmente suggestive.
Per concludere in bellezza, potevo esimermi dal salire sulla ruota panoramica?
Ovviamente no, in questi casi la mia età anagrafica è del tutto irrilevante quindi tra il terrore dei ragazzi (troppi film horror…) condito da ipotesi apocalittiche di disatro ho potuto ammirare la costa dall’alto e credetemi, ne è valsa la pena.