Stamattina ho scoperto questa categoria di perso che credo molti di noi almeno una volta abbiamo incontrato nella vita.
Che si tratti del compagno/a, migliore amico/a, parente o collega, il gaslighter è in sostanza un “manipolatore” in grado di demolire ogni tua certezza, sicurezza e scusate il francesismo: farti sentire una “cacchina” molto meno simpatica e soprattutto meno felice di quella di Arale.

Un po’ di storia…
Che cos’è il Gaslighting: una tecnica di manipolazione mentale.
Il termine deriva da un’opera teatrale del 1938 Gas light (Luci a gas, inizialmente nota come Angel Street negli Stati Uniti), e dagli adattamenti cinematografici di Alfred Hitchcock “Rebecca – la prima moglie” del 1940 e “Angoscia” film italiano del 1944. La trama tratta di un marito che cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente, e insistendo che la moglie si sbaglia o si ricorda male quando nota questi cambiamenti. Il titolo origina dal subdolo affievolimento delle luci a gas da parte del marito, cosa che la moglie accuratamente nota ma che il marito insiste essere solo frutto dell’immaginazione di lei.
Da qui, il termine gaslighting è utilizzato per definire un crudele comportamento manipolatorio messo in atto da una persona per far si che l’altra dubiti di se stessa e dei suoi giudizi di realtà fino a sentirsi confusa, sbagliata.
FONTE: https://www.stateofmind.it/2014/02/gaslighting-forma-violenza-psicologica/
Sfortunatamente si parla troppo poco di questa forma di manipolazione mentale che diventa vera e propria violenza psicologica perché spesso no la si riconosce come tale.
Molte le vittime ogni giorno, uomini e donne che attraverso critiche quotidiane, battute cattive, offese indirette, malumori e costanti insoddisfazioni da parte del partner dominante, costringono l’altro in un rapporto tossico, nel quale difendersi è difficile.
Perché si inizia a dubitare di se stessi, delle proprie capacità, al punto da perdere il controllo della propria vita e da dimenticare autostima e percezione del mondo circostante.
Una trappola che spesso scatta all’interno di relazioni o rapporti coniugali malati poiché caratterizzati dal binomio vittima-carnefiche nel quale uomini o donne gelosi e/o ossessionati dal controllo isolano il partner, rendendolo insicuro e depresso.

Come si riconosce un gaslighter?
Si tratta quasi sempre di persone apparentemente normali.
Persone che iniziano la relazione in modo sano ma che con il passare del tempo, mostrano la loro reale natura: anaffettiva, egocentrica, non empatica.
Il manipolatore, noto come narcisista un po’ perverso, è una persona dall’acuta cattiveria che impone un amore finto e malsano che imprigiona il partner in una relazione in cui lo convincerà di essere un soggetto inetto e pieno di difetti.
Esistono tre categorie di manipolatori:
a) L’affascinante.
E’ probabilmente il più insidioso, sottopone la sua vittima ad una continua doccia scozzese. Alterna silenzi ostili e tremende pungolature a momenti d’alluvione d’amore e lusinghe. Si può solo immaginare l’atmosfera di disorientamento che pervade la vittima.
b) Il/La bravo/a ragazzo/a.
Quello/a che sembra avere a cuore solo il bene della vittima ma in realtà è un egoista camuffato da persona altruista. E’ sempre attento ad anteporre i propri bisogni, il proprio tornaconto personale a quello della vittima, anche se riesce a dare un’impressione opposta.
c) L’intimidatore/intimidatrice.
Il contrario dei manipolatori precedenti e, sicuramente, il più diretto. Non si preoccupa di nascondersi dietro false facciate. Rimprovera apertamente la vittima, fa battute sarcastiche su di lei, l’aggredisce esplicitamente.

Come agisce?
Attraverso bugie e accuse.
I manipolatori non sono mai completamente sinceri e raccontano continue bugie seppure talvolta di poca rilevanza. Hanno spesso l’abitudine di accusare la propria vittima di comportamenti o atteggiamenti inesistenti. Questo per metterla in uno stato di costante allerta e di destabilizzarla dal punto di vista psicologico.
Con la confusione.
I manipolatori sanno benissimo che la confusione genera insicurezza. Giorno dopo giorno, destabilizzano il partner in modo da creare un legame indissolubile. Una dipendenza affettiva e psicologica dalla quale è difficilissimo disintossicarsi.
Con i dubbi.
Una caratteristica dei gaslighter è la tendenza a negare sempre, anche di fronte alla più chiara evidenza.
In questo modo la vittima viene assalita dai dubbi e comincia a dubitare anche della realtà che la circonda.
Con le alleanze.
I manipolatori cercano il supporto delle persone esterne alla relazione a cui raccontare bugie relative al partner in modo da isolarlo sempre di più. La sua fiducia nei confronti degli altri così crolla e la sottomissione/dipendenza verso il gaslighter diventano sempre più forti.
Ma non solo…
Nella maggior parte dei casi, il manipolatore fa leva sui suoi affetti più cari. Critica il partner davanti ai figli, in modo da sminuirlo e farlo sentire perennemente inadeguato.
Come se questo non bastasse, il gaslighter si spinge fino a parlare male di lui con i parenti più stretti.
Con le speranze.
Un altro comportamento tipico è la tendenza a creare false speranze nel partner.
Dopo aver assunto comportamenti terribili, il nostro manipolatore comincia a trattare la propria vittima con gentilezza, in modo da indurla a pensare che la situazione possa migliorare. S
Si tratta solo di uno specchio per le allodole per potere poi ripetere il comportamento dominante.
Con le emozioni.
I manipolatori considerano la sensibilità e le emozioni della propria vittima come negative, come sintomo di debolezza. Tendono quindi a minimizzarle, al punto da far sentire il partner a disagio.
Il risultato è che la vittima tenderà a reprimere. Sempre.
La follia.
Quando i gaslighter non riescono a ottenere ciò che vogliono, possono persino tentare di convincere la propria vittima di avere problemi di salute mentale.
Insomma, possono spingersi fino a farli sentire pazzi.

Volete degli esempi più concreti? Ecco alcune frasi tipiche…
“ Sei grassa/o! (magra/o, brutta/o, ecc..)”
“ Scusatela, mia moglie/mio marito è una/un deficiente!”
“ Sbagli sempre tutto! Non ne fai una giusta!”
“ Ma come non ti ricordi! Me l’hai detto proprio tu!”
“ Non me l’hai mai detto! Te lo sarai immaginato!”
“ Le tue amiche/ i tuoi amici sono insignificanti, proprio come te!”
“ Se ti lascio rimarrai sola/o per tutta la vita!”
“ Tu non sei nessuno!”
Messaggi di svalutazione, ingiunzioni che feriscono emotivamente e l’anima, ancor di più se pronunciati alla presenza di altre persone come fosse una pubblica umiliazione.
Il gaslighter sa come ferire, e prova godimento dagli effetti del suo comportamento.
Cosa accade alla vittima?
Le fasi della manipolazione del Gaslighting
La vittima attraverserà tre fasi successive:
a) La prima fase sarà caratterizzata da una distorsione della comunicazione.
Il perseguitato non riuscirà più a capire il persecutore.
I “dialoghi” saranno caratterizzati da silenzi ostili, alternati da piccature destabilizzanti. La vittima si troverà così disorientata, confusa nella nebbia.
b) La seconda fase sarà caratterizzata da un tentativo di difesa.
La vittima cercherà di convincere il suo abusante che quello che dice non corrisponde alla verità; proverà ad instaurare un dialogo, ostinato, con la speranza che ciò serva a far cambiare il comportamento del gaslighter.
La vittima si sentirà come investita da un compito basilare: le sue capacità d’ascolto e di dialogo riusciranno a far cambiare l’abusante.
c) La terza fase è la discesa nella depressione. La vittima si convincerà che ciò che l’abusante dice nei suoi confronti corrisponde a verità, si rassegna, diventa insicura ed estremamente vulnerabile e dipendente. In questa fase la perversione relazionale raggiunge l’apice: la violenza si cronicizza e la vittima si convince della ragione e anche della bontà del manipolatore che, spesso, viene anche idealizzato.
FONTE: https://www.stateofmind.it/2014/02/gaslighting-forma-violenza-psicologica/
Può esserci accaduto o meno nella nostra vita di avere avuto a che fare con un gaslighter ma attenzione perchè non è solo quest’ultimo a possedere determinate caratteristiche di personalità, è necessario che anche la vittima presenti specifiche peculiarità soggettive.
Tra le quali: scarsa autostima, vissuti di insicurezza e una propensione alla dipendenza e alla fusione.
La vittima perfetta è una persona di spiccata sensibilità, vicina ai bisogni degli altri, molto empatica, che teme la solitudine e che idealizza facilmente l’altro e non vuole deluderlo.
Una persona che ha inoltre bisogno di dare un’immagine di sé sempre positiva e approvata da chi lo/la circonda.
Se queste due persone si incontrano, il gioco è fatto, è quasi naturale l’instaurarsi di una relazione affettiva malata, basata sulla violenza psicologica di uno dei due partner.
Come uscirne?
La vittima cessa di essere tale nel momento in cui pone fine alle illusioni riguardanti se stessa, il partner e il loro legame affettivo; in questo modo prende consapevolezza di avere accanto un uomo o una donna vile e debole.
Nel gaslighting, il carnefice perde qualsiasi forma di potere nel momento in cui la vittima si rende conto dell’inganno e della distorsione della realtà a cui è stata sottoposta fino a quel momento.
Altra fonte: http://www.ilmondodellapsicologia.com/blog/wordpress/index.php/tag/gaslighter/
In sintesi e in una sola immagine la soluzione è:
