Le origini dell’irezumi risalgono al VI secolo a.c.
Negli anni ebbe fortune alterne, almeno fino al XIX secolo, quando l’apertura del Giappone all’occidente sdoganò l’antica arte dell’irezumi anche tra gli “stranieri”.
La prima testimonianza sui tatuaggi giapponesi è una cronaca cinese del 300 d.C. che riporta l’uso del tatuaggio presso gli indigeni giapponesi, bisogna attendere l’800 d.C. per ritrovare reperti scritti di origine giapponese dove si legge che in Giappone il tatuaggio veniva utilizzato a scopo punitivo, marchiando con il termine “cane” la fronte di coloro i quali si macchiavano di reati, e con righe e croci sulle braccia i colpevoli appartenenti alle caste minori.
Solo molto più tardi si inizia a parlare di tatuaggi giapponesi con finalità decorative, per imprimere preghiere buddhiste o pegni d’amore. Nasce così l’Hori-bari che nel 1700 fu vietato dal governo alle caste inferiori.
Solo nel periodo Edo (1603-1868) però il tatuaggio in Giappone ha il suo vero sviluppo per come lo conosciamo al giorno d’oggi.
L’Irezumi, il tatuaggio giapponese come giunge ai nostri giorni, si sviluppò proprio in quel periodo, andando a formare quello che è ancora oggi il canone codificato ed immutabile tramandato dai maestri. Non è però chiaro a quando risalga la moda dei tatuaggi full body, come se fosse un kimono dipinto sulla pelle (pratica che ad oggi richiede 5 anni e 100.000 euro), che ancora oggi costituiscono il tratto più distintivo dell’Irezumi.
La grande diffusione del tatuaggio in Giappone si ha con la pubblicazione del romanzo Suikoden, che narra le gesta di un gruppo di fuorilegge che combattevano la dinastia cinese Sung per difendere la popolazione. I capi di questa banda di fuorilegge erano descritti con il corpo ricoperto di tatuaggi ed immagini, e gli artisti più importanti dell’epoca fecero a gara per creare le rappresentazioni più sgargianti e suggestive, esagerando ed esaltando i loro tatuaggi. Ben presto il popolo si immedesimò nei protagonisti del romanzo, ed iniziarono a tatuarsi riproducendo gli stessi motivi descritti nella novella.
Così mercanti, operai, commercianti, tutti fecero ricorso all’arte dei tatuaggi, come anche gli Yakuza (letteralmente “mano vincente nel gioco”), giocatori d’azzardo che più tardi avrebbero formato l’organizzazione criminale conosciuta oggi con lo stesso nome.
Piccola curiosità, alcuni dei simboli ancora oggi usati nell’Irezumi rappresentano le carte usate nell’Hana-Fuda, il gioco d’azzardo degli Yakuza.
L’associazione che ancora oggi viene fatta del tatuaggio Irezumi con la Yakuza, o semplicemente con le sue radici storiche di marchio dei criminali, può rappresentare un problema di difficile superamento ma nonostante questo, , esiste un momento della vita sociale in Giappone in cui non solo il tatuaggio viene accettato in pubblico, ma viene quasi celebrato.
È la ricorrenza shintoista chiamata Sanja Festival, che si tiene a Tokyo durante il terzo weekend di maggio, nata per onorare i tre pescatori che eressero il tempio Sensoji dopo aver pescato nel fiume una statua dorata del Buddha. Grandi cortei accompagnano per le strade festanti il passaggio dei tre divini altari: le statue, del peso di circa una tonnellata ciascuna, vengono agitate e scosse per intensificarne il potere propiziatorio e trasmettere alla comunità energia e forza.
I cortei sono un fiume di costumi sfarzosi, tra danzatrici alate, geishe e uomini tatuati in fundoshi (perizoma tradizionale giapponese), e rappresentano l’unico momento in cui i tatuaggi possono essere mostrati in pubblico.

Irezumi non è però solo il termine con cui, in Giappone, ci si riferisce ai tatuaggi (letteralmente “inserire inchiostro nero”) ma è diventata una vera e propria arte del tatuaggio “alla giapponese” con un corollario di temi, tecniche e significati specifici.
Innanzitutto, le dimensioni contano.
I disegni Irezumi coprono, infatti, quasi sempre l’intera parte superiore del corpo. Nello specifico, secondo la tradizione, i disegni Irezumi devono coprire le spalle e i glutei, fino alla parte superiore della coscia e, sulla parte anteriore, il petto a eccezione della zona centrale. Regola fondamentale, ogni dettaglio deve integrarsi sul corpo proprio come in un quadro.
Per questo un tatuatore di irezumi come Emanuele Peren (autore di quello che a breve vedrete) traccia il disegno del tatuaggio direttamente sul corpo, niente stencil, il “fondersi” con chi lo porterà addosso é essenziale e lo renderà, oltretutto, assolutamente unico come unici siamo noi.
Quanto ai soggetti tipici del tatuaggio irezumi, tutti hanno richiami forti alla cultura e alla tradizione giapponese. Alberi, fiori, animali soprattutto marini, draghi, geishe e samurai sono, infatti, gli elementi più comuni in un tatuaggio irezumi.
Tatuaggio che, al contrario di quasi tutti gli altri, nonostante abbia radici storiche anche molto profonde, può non avere chiari significati simbolici.
Io ho scelto il serpente. Lui è il mio Irezumi.
Perché?
Perché il serpente porta con se’ una simbologia e un ventaglio di significati ricchi e complessi seppure la maggior parte delle persone lo associa esclusivamente all’iconografia biblica, dove il rettile acquisisce la fama di creatura astuta, maligna, subdola e tentatrice…
Culture differenti come quella greca invece lo rendono simbolo di conoscenza ed erudizione (ricordo il bastone di Asclepio).
Per gli egizi aveva doppia valenza, come simbolo di Mehen era guardiano e protettore di Ra e come emblema di Apopi suo più grande nemico.
Tatuarsi un serpente significa comunicare forza, adattabilità alle situazioni, imprevedibilità, letalità e soprattutto infinita capacità di rinascita e rinnovamento.
Questo, il motivo della mia scelta.
Ed eccolo qui
Come lo curo e mantengo:
- primi 3/4 giorni lavarlo spesso con acqua tiepida e sapone neutro
- successivi 3/4 giorni quando il primo strato di pelle si stacca un velo di crema all’aloe e pantenolo
- a contatto col tattoo solo indumenti di cotone fino a guarigione completa
Non conoscevo tutta questa simbologia del tatuaggio in Giappone, grazie per avermela fatto conoscere! 🙂 Bello il tuo serpente! ❤
Buon pomeriggio. 😉
Complimenti per l’articolo, il tatuaggio e le belle foto.