Se mi ero illusa che il 2020 fosse stato l’anno più brutto della mia esistenza ho dovuto ricredermi…
Grazie 2021.
Grazie per avermi portato spesso e volentieri sull’orlo di una crisi di nervi perché continuò ad essere la solita idiota, che crede nelle persone. Che pensa che in fondo qualcosa di buono devono pure averlo e che non si “avvicinano” a te regolarmente solo per personale e soprattutto temporaneo interesse, quale esso sia.
Grazie per avermi provocato un’ulcera (sebbene la gastroscopia debba ancora farla) a furia di incazzarmi per l’egoismo e l’incapacità di empatia della maggior parte del genere umano.
Grazie per avermi fatto capire che sono troppo vecchia ormai per inseguire passioni e per farmi il culo 10 ore al giorno per pagare un affitto che mi hanno anche aumentato, e che sono troppo ingenua nell’aspettarmi un riconoscimento per ciò che faccio. Per avermi ancora una volta fatto capire che si pretende ma non si da, che si vuole ma non si ricambia.
Grazie perché regolarmente mi affeziono a chi getta briciole di interesse per poi rendermi conto che sono semplicemente una “dama di compagnia” per i momenti di solitudine. Il tutto sebbene dovrei aver ormai capito che l’interesse quello vero è fatto di gesti e non di parole centellinate e dette sole per “tenermi buona” quando sclero, per poi magari spegnere il telefono sospirando “uff che palle questa”.
Grazie per quella fantastica attitudine al comodo ad ogni costo, al non mettersi in gioco, all’incapacità di stupire, al nascondersi appena le cose diventano più difficili, al non rischiare. All’essere uomini solo quando è facile esserlo.
Grazie per le due settimane d’ansia dopo lo screening mammografico, per i problemi allo stomaco, per i mal di testa sempre più insopportabili, per la stanchezza, per avermi rovinato quei pochi momenti di serenità arrivando a impedirmi di camminare e lasciandomi chiusa in un albergo a chiedermi che caxxo avessi. Grazie per quelle crisi di pianto che mi colgono di tanto in tanto quando non riesco più a tenere insieme tutti i pezzi e non mi sento più all’altezza.
All’altezza di essere per qualcuno, all’altezza di sapere esprimere la mia creatività, all’altezza per questo caxxo di mondo che ti mette regolarmente di fronte una perfezione irraggiungibile o qualcuno che per altri sarà sempre più all’altezza di te anche se non è vero.
Grazie per avermi fatto credere per un paio di giorni che il mio scrivere da anni avesse un futuro, certo… Un futuro che mi sarebbe costato un paio di migliaia di euro e a cui ovviamente ho rinunciato. Questo perché ormai nessuno vede in te una possibilità se non ne trae un vantaggio economico.
Grazie per avermi mostrato quanto gli anni possono segnarti fisicamente a un punto tale da non riconoscerti più e volerti solo nascondere in una bella tuta di tre taglie in più ed evitare di guardarti allo specchio. Ci avevo lavorato tanto vista la mia nota insicurezza e i pregressi giovanili ed è crollato tutto di nuovo con questa merda di pandemia e i punti di cui sopra. Non so onestamente se ho voglia di ricominciare un percorso difficile già affrontato, che come sempre dovrò fare da sola, forse non ne vale la pena, le creme costano e con le tute in fondo sono comoda.
Grazie per aver messo sulla mia strada chi ha contribuito con la sua “acuta” sensibilità a mandare a puttane quel poco di femminilità che mi era rimasta e quel minimo di considerazione residua per il mondo maschile, per cui tutto sommato gli riconoscevo ancora un minimo di utilità e seppur ormai raramente, una capacità di valorizzare l’essere donna.
Grazie per i mille casini lato lavorativo, per la voglia di andare ad allevare lumache in Patagonia sempre più pressante e per l’avermi piano piano e giorno dopo giorno, come la famosa goccia continua sulla testa, scavato dentro un pozzo di insoddisfazione e fastidio che spesso cancella anche il piacere di ciò che faccio.
Grazie per le pessime vacanze estive, per l’impossibilità di riposare, per l’aver seppellito sotto mille frantumazioni dei cosiddetti, quei pochi momenti felici e spensierati che mi sono stati concessi.
Grazie per i casini familiari, le discussioni, il menefreghismo e la solita e consueta incapacità di provare ad essermi quantomeno vicino nei momenti più duri. Questa ostinata convinzione che si risolva tutto con qualcosa di materiale e non con il dialogo o l’attenzione.
Grazie a tutti quelli che credono e continuano a credere che, una donna indipendente e che tutto sommato cerca di cavarsela da sola chiedendo aiuto solo se strettamente necessario, non abbia bisogno ogni tanto di un abbraccio, una parola gentile, un po’ di interesse. Che non possa anche lei avere momenti no, che sarebbe utile prima di tutto riconoscere.
Grazie per aver pensato che i social sono la vita vera, che l’essere estroversa, ironica e serena in quei pochi secondi pubblici equivalga al “va tutto bene” e al conoscermi. La superficialità regna sovrana ed è caratteristica implicita ormai del quotidiano ma è semplice, non implica sforzo ne impegno.
Grazie per le promesse non mantenute, per le proposte mai concretizzate, per il tempo mai dedicato, per le caxxate raccontate, per il malcelato egocentrismo.
Per avermi portato via quelli che credevo amici e che forse lo erano veramente prima che la vita gli indurisse l’anima e li rendesse come troppi. Grazie per avermi portato via persone che mi stimavano e per cui valevo veramente qualcosa.
Grazie per tutti i libri che non leggerò perché anche le passioni più grandi hanno bisogno di un riscontro prima o poi. Per le fotografie che non ho fatto e non farò, per i quadri che non dipingerò, non ha alcun senso mostrare se stessi a chi non ha interesse a sapere chi sono e preferisce solo il mio lato divertente e banalmente uguale a quello di molto altri.
Grazie per quel vasto universo di paraculismo che mi attornia e per quell’inutile falsità che nasconde oltretutto male qualsiasi altro fine che possa tornare utile e vantaggioso.
L’intelligenza e’ una grande condanna.
Grazie per l’assenza e per l’avermi come sempre usato, caro 2021, vestito e calato in forme diverse hai veramente dato il peggio di te. Se c’era uno scopo anche solo lontanamente nobile fammelo sapere.
Grazie per avermi cambiato ancora, al punto tale che ormai uno yeti e’ più simpatico, empatico e sorride più spesso di me. Nella mia poca immaginazione rimasta, sicuramente si alza al mattino con più spirito e più energia in corpo e non si limita esclusivamente a trascinarsi dolente, con l’unico pensiero di terminare presto la giornata per andarsene a dormire.
Grazie per avermi costretto a buttare fuori tutto questo malessere in questo post, chissà che serva a qualcosa visto che di solito, chi fa la vittima, la debole e la depressa piace e soprattutto ottiene di più. Piangi come una gattina e otterrai tutto, sorridi anche se le cose non vanno e troverai solo il deserto intorno.
Sarà la fine dell’anno, l’avvicinarsi dei 49, sta maledetta pandemia che ormai mi ha privato di quasi tutto, fatta esclusione per un paio di persone che continuano a credere in me, le uniche per le quali probabilmente continuerò a lottare.
Ma domani o forse il prossimo anno, ora mi prendo una pausa.
Perché, sono, sola e solo, stanca.
Mi verrebbe da dire, se fossi qualcuno, che, vedrai, che il prossimo sarà anno fantastico, che ci lasceremo tutto dietro. Mi verrebbe da dire – sempre fossi qualcuno – che il tuo talento, comunque, verrà riconosciuto, che il fatto che tu sia donna è poco significativo e che se hai cose da dire, da persona, da artista, troverai senz’altro chi saprà ascoltarle, le riconoscerà importanti a prescindere. Potrei dirti tante altre cose incoraggianti, se fossi qualcuno, che non vale la pena di prendersela che hai talento da vendere. Che l’età è solo un numero, non conta niente, l’importante è sentirsi giovani. Ma non sono nessuno, dunque mi posso permettere di dirti che il prossimo sarà quasi certamente un anno di merda come quello che è passato, forse persino peggio; posso permettermi di dirti che il fatto che tu sia donna è e sarà penalizzante, che il resto del mondo non ammette altro che tu ti esprima con sorrisetti ebeti, che t’allegri ad ogni circostanza, ma non ti è consentito di rabbuiarti, che non t’appartiene di genere. Che d’altro non puoi fruire, se non di te stessa. Che il mondo, là fuori, è solo accozzaglia di do ut des, che nulla è gratis, nemmeno abbraccio a conforto. Però, pure, che io sono nessuno, mi viene da dirti che fotografi di vertigine, che scrivi di viscere, che ti leggo con cenno di svago autentico,
Ti ringrazio, il tuo è un commento onesto e realistico. Cose di cui sono ben consapevole e che ormai sono decenni che si ripetono con una ciclicità imbarazzante persino… Non mi aspetto più che qualcosa cambi e forse ha ragione chi dice che dovrei lasciarmi tutto e spalle e andarmene ma purtroppo non mi è possibile. Quindi resto e vado avanti chiudendo anche quest’anno di merda insieme ad altri in un cassetto, fermandomi ora per prendere aria e trovare la forza per il prossimo anno di merda. Grazie
Perfetto, che andar via spesso vuol dire mettere in valigia, oltre allo spazzolino da denti, anche pesanti fardelli che si volevano lasciare in soffitta. E stava al vecchio padrone di casa, che pure t’aumentava l’affitto, l’onere di conferirli in discarica. Poi, a rimanere talora capita di cambiare paradigmi, che, seppure le cose non sono andate come dovevano, si fa spallucce e una risata – non sottile sorrisino di compiacimento a favor di prossimo – seppellirà il tutto d’intorno. 🍷
Hai ragione, questione di cambiare paradigmi… Passerà come tutto del resto e come ogni volta poi probabilmente ci riderò sopra 🙂
🥂
Sai anche io sto soffrendo per la mancanza di interesse degli altri, eppure esistono ancora persone in grado di credere nell’amicizia, nonostante tutte le batoste prese. Anche io mi rammarico perché sono sempre e solo io a dover comprendere. Il famoso chi più ne ha, più ne metta, ci frega sempre. Sono sempre gli stessi a dare, gli altri solo a prendere. Quanto agli amici andati, permettimi di dirti che non erano veri amici. Se di un’amicizia non resta nulla, di nulla era fatta. Comunque a me il tuo post è piaciuto molto. Ho percepito benissimo tutto il tuo dolore, il tuo sfogo, questo mi è dispiaciuto perché io non sono mai insensibile al dolore altrui. Spero vorrai accettare queste mie parole per quello che sono, una sana condivisione in un mondo sempre più complicato e spesso incomprensibile. Non il mondo, in quanto tale, le persone. Ci sono persone che vogliono avvicinarsi a te.